Chi non ha amici o parenti viene accolto nei campi profughi come Aloisio Viller che dalla natia Gorizia finisce nel campo di Wagna dove si vive in baracche di legno e tra mille difficoltà. Nello sguardo di Aloisio tutto lo smarrimento per la guerra in atto e nel documento piccole spie di quell’intreccio di lingue e culture caratteristico di quel territorio. Chi redige il documento scrive Alois alla tedesca, lui firma Alojzij alla slovena, sappiamo che sua madre si chiamava Antonia Furlan e le sue sorelle Virginia, Ladislava, Emma.